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Non solo competenze e nozioni

Pubblicato il: 17/01/2011 14:39:46 -


Maurizio Tiriticco risponde a “” di Stefano Stefanel sul significato dei concetti di competenza, conoscenza e abilità: “Perché un soggetto in apprendimento passi dalla nozione alla conoscenza, da questa all’abilità e infine alla competenza, semplice o complessa che sia, e in un percorso che non è mai lineare, ma ricorsivo e sistemico, ci vuole del tempo e tanta tanta pazienza, per chi la deve acquisire e per chi la deve fare acquisire!”.
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Caro Stefano! Ti confesso che nel tuo ultimo scritto non ho capito quella tua espressione in parentesi: “ha la competenza per aggiustare l’iPod, ma non sa nulla di Dante Alighieri”. Di espressioni grossolane in materia di competenze se ne sentono da tutte la parti, anche da chi, invece, dovrebbe saperne qualcosa: citi Israel e la Mastrocola. Dante concorre all’acquisizione di date competenze, linguistiche, culturali, trasversali, professionali anche: l’ottima arringa di un avvocato o il fondo di un valente direttore di giornale in genere hanno a monte anche la lettura e/o lo studio dei classici, anche se non in assoluto. E poi, non sapere nulla di Dante, o non averlo mai studiato, non è un peccato! Prima di Dante non c’erano stati uomini illustri, competenti pur senza di lui? In altri termini, non è detto che Dante sia necessario per l’acquisizione di tutte le competenze di questo mondo.

E ancora: perché insisti sulla nozione? La nozione non è conoscenza, o meglio potrebbe esserne il primo livello bloomiano – sempre che le tassonomie abbiano ancora un peso ai fini di comprendere come si sviluppino/acquisiscano i nostri processi cognitivi – la semplice acquisizione e archiviazione di un dato, da utilizzare quando serve: un numero telefonico, l’indirizzo di un ufficio, la targa dell’automobile, la memorizzazione di un percorso stradale, e così via! Nessuno fa arditi ragionamenti su un indirizzo o sulla targa dell’auto, a meno che non vi figuri quel 17 che sugli aerei di linea hanno creduto bene di omettere.

Se vogliamo fare un discorso serio sulle competenze, pur se abbiamo bisogno di qualche nozione – anche per poter scorrere l’indice di un libro per andare alla parte che ci serve – è bene partire dalle conoscenze, dai contenuti che l’insegnante deve predisporre perché certe conoscenze siano apprese e utilizzate poi per acquisirne altre e così via! Conoscenze semplici e complesse, disciplinari e pluridisciplinari, che servono sempre a fare qualcosa, di piccolo o di grande che sia! Se tu non sapessi né leggere né far di conto, non potresti neanche acquistare il quotidiano, o andare a trovare un amico, perché il suo indirizzo è dato da una via e da un numero! Sono le piccole abilità quotidiane sulle quali, ovviamente, non riflettiamo più. Ma pensa per un attimo a un vuoto di memoria proprio là quando stai per svoltare l’angolo e giungere a casa dell’amico! Piccole abilità, che diventano enormi, quando vengono a cadere! Sei sull’autostrada alle tre di notte, nevica, non si vede niente e la tua auto va in panne! Le piccole abilità del guidare ascoltando musica scompaiono d’un tratto! Il percorso per acquisire competenze, un saper fare di tutto rispetto, è quindi complesso e non agevole, ma sono le competenze che poi segnano il nostro vivere quotidiano, e professionale anche!

Se vivessimo solo di nozioni e di conoscenze personali, belle chiuse nella nostra scatola cranica, non saremmo neanche vivi, ma statue o zombi, scegli tu! E allora è vero quanto dici, prima della citazione di Dante: “le competenze certificate possono al massimo essere operative”. E ti pare poco? Ma che vuol dire quell’“al massimo”? Mah! Il fatto è che tutto è operativo! Non siamo statue esposte in un museo, mute e uguali a se stesse nel volgere dei decenni. E menomale che ogni tanto qualche inserviente le va a spolverare! Un saper fare semplice semplice, un’abilità! Ma… pensi che sia facile spolverare? Anche perché non si tratta di un tavolo lucido e liscio, ma di statue! Prova un po’ a spolverare il Laocoonte! E allora? Perché mi dici che le competenze possono al massimo essere operative? È nella loro natura essere operative. Ma è anche certo che tra lo spolverare un David, una volta liberato dalla roccia, come faceva Michelangelo, e una porcellana di Limoges, ci corre una bella differenza!

Per concludere, perché un soggetto in apprendimento passi dalla nozione alla conoscenza, da questa all’abilità e infine alla competenza, semplice o complessa che sia, e in un percorso che non è mai lineare, ma ricorsivo e sistemico, ci vuole del tempo e tanta tanta pazienza, per chi la deve acquisire e per chi la deve fare acquisire! E tu lo sai meglio di me!

Con affetto,

Maurizio

Maurizio Tiriticco

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